Self-custody e fuga dagli exchange. Considerazioni

La fine del 2022 è stata interessata da una forte FUD che ha portato significative fughe di capitali dagli exchange centralizzati.

Vediamo di analizzare il fenomeno per aiutare gli investitori a non commettere errori irreversibili.

Discesa del prezzo di Bitcoin

Era il Novembre del 2021 quando Bitcoin ha raggiunto il suo ATH a 69k e da quel momento non ha smesso più di scendere fino a toccare, dopo un anno, il supporto intorno ai 15k con il bear market più lungo della storia del mondo crypto.

Per gli addetti ai lavori era prevista un’importante discesa del prezzo di Bitcoin e di tutte le altcoin. L’analisi ciclica ci ricorda che solo nel 2014 e nel 2018, quindi periodo intermedio fra i due halving, ha subito discese importanti per poi ripartire.

Questo però non ha evitato un sentiment di mercato fortemente negativo, soprattutto da parte degli investitori avvicinatisi al mondo delle criptovalute in piena bull-run spinti da potenziali facili guadagni.

I casi LUNA e FTX

A questi si aggiunge il tracollo di USD/LUNA/Anchor Protocol a maggio, il fallimento di Voyager Digital, Celsius, Three Arrows Capital per poi finire con lo scandalo FTX.

Del resto, chi si poteva aspettare il tracollo di uno dei più promettenti ecosistemi e di uno dei migliori exchange centralizzati per il trading sui derivati? Probabilmente solo in pochi.

Quanto accaduto sembra il preludio a scenari ancor più pessimistici e ciò rende tutto sommato giustificate le preoccupazioni degli investitori.

Il sentiment però non dovrebbe prevaricare un’analisi pragmatica di quanto sta avvenendo.

Uscita di capitali dagli exchange

La bancarotta di FTX ha portato un’importante fuga di capitali dagli exchange centralizzati per via delle paure degli investitori di perdere i propri capitali qualora altri facessero la stessa fine.

Una delle regole di sicurezza è di tenere sugli exchange soltanto il capitale che s’intende movimentare. Piuttosto meglio custodirli su un proprio wallet non-custodial oppure si può sempre uscire dal mercato.

Quando si detengono criptovalute in hodl, una buona regola è infatti quella della self- custody. Chi ha acquistato una moneta per custodirla nel tempo in attesa di una sua possibile crescita non dovrebbe detenere i capitali sugli exchange ma su un proprio wallet, meglio se gestito tramite un hard wallet come un Ledger o un Safepal.

Ora, questa fuga massiccia di capitali sta però mettendo in difficoltà gli exchange, soprattutto quelli a minor liquidità.

È chiaro che in caso di una corretta gestione e custodia degli asset degli utenti, un’eventuale uscita può essere sostenibile ma se diventa unilaterale, anche gli exchange principali vanno in difficoltà.

Da sostenitore della DeFi e del della self-custody, ritengo che gli exchange centralizzati sono e restano un elemento fondamentale del mondo delle criptovalute.

Questo perché un giorno le criptovalute degli investitori vorranno pur essere convertite in moneta fiat e servirà qualcuno che te li darà.

Accumulare criptovalute senza poterle cambiare in euro, dollari o yen renderebbe questo lavoro del tutto inutile in quanto le cripto sono ben lontane da un utilizzo di massa come sistema di pagamento.

Inoltre facilitano la vita degli investitori alle prime armi. Gli exchange centralizzati sono più semplici da usare e concentrano i servizi principali su un’unica piattaforma. La loro mancanza complicherebbe la vita a potenziali nuovi investitori tenendoli lontani da questo mondo.

Fuga verso la self- custody

In molti casi, l’utilizzo di un proprio wallet non-custodial può essere inteso come una normalizzazione del mondo delle criptovalute. Ciascuno dovrebbe essere in grado di gestire i propri capitali da solo senza doverli detenere su un ente centralizzato.

Tuttavia non è così semplice. Al contrario la self-custody resta ancora roba da smanettoni.

È difficile immaginare un nuovo investitore, con scarse conoscenze informatiche, pensare alla self-custody, utilizzare un hard wallet, generare una seedphrase, custodirla su uno mnemonico rigido, generare una passphrase o uno Shamir Secret, interagire con la miriade di protocolli decentralizzati, depositare e prelevare capitali, il tutto senza le competenze necessarie?

Per un neofita può essere una soluzione poco invitante. È vero che chiunque può creare un account con Metamask e custodire i suoi capitali, una cosa però è farlo, un’altra è operare senza errori tali da compromettere i propri capitali.

Un click o un copia-incolla sbagliato, può portare alla perdita dei capitali senza la possibilità di recuperarli. Basti pensare che circa il 15% dei Bitcoin minati sono ormai persi per sempre proprio per la cattiva gestione delle chiavi private.

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